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lunedì 30 aprile 2018

LA MESSA CONTEMPLATIVA


Pubblichiamo il numero di Maggio 2018
di "Radicati nella fede"

LA MESSA CONTEMPLATIVA




LA MESSA CONTEMPLATIVA
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 5 - Maggio 2018

  La cosa più insopportabile a un cuore cristiano è vedere attentare alla vita contemplativa, che è l'anima della vita cristiana.

  “Quanta utilità e gioia divina rechino la solitudine e il silenzio dell'eremo a coloro che li amano, lo sanno solamente quelli che ne hanno fatto esperienza. Qui, infatti, agli uomini forti è consentito raccogliersi quanto desiderano e restare con se stessi, coltivare assiduamente i germogli delle virtù e nutrirsi, felicemente, dei frutti del paradiso. Qui si conquista quell'occhio il cui sereno sguardo ferisce d'amore lo Sposo, e per mezzo della cui trasparenza e purezza si vede Dio. Qui si pratica un ozio laborioso e si riposa in un'azione quieta. Qui, per la fatica del combattimento, Dio dona ai suoi atleti la ricompensa desiderata, cioè la pace che il mondo ignora, e la gioia nello Spirito Santo.
 Che cosa è tanto giusto e tanto utile, e che cosa così insito e conveniente alla natura umana quanto l'amare il bene? E che cosa altro è tanto bene quanto Dio? Anzi, che cosa altro è bene se non solo Dio? Perciò l'anima santa, che, di questo bene, in parte percepisce l'incomparabile dignità, splendore e bellezza, accesa dalla fiamma d'amore dice: L'anima mia ha sete del Dio forte e vivo; quando verrò e mi presenterò davanti al volto di Dio?».

  Usiamo le parole stesse di San Bruno, fondatore dell'ordine più contemplativo che la Chiesa conosca, i Certosini, per sintetizzare nel concreto la vita contemplativa. Di questa vita contemplativa la chiesa di oggi ha urgentemente bisogno. È la vocazione più elevata che possa esistere nel popolo cristiano, e il popolo cristiano ne ha assolutamente bisogno. Se scomparisse la vita contemplativa, il mondo cristiano perderebbe la sua anima.

  Abbiamo deciso la pubblicazione in italiano de “La vie contemplative, son rôle apostolique” per una felice intuizione, quasi per un istinto interiore. Man mano che sono passati i giorni, sappiamo sempre di più il perché: occorre reagire alla confusione mortale che alberga nel popolo cristiano, avvelenato da un falso cristianesimo naturalista, che utilizzando ancora le parole cattoliche le svuota di vero significato. È una confusione a tutti i livelli, a tutti i livelli della gerarchia e del popolo. È un avvelenamento che sparge morte, la morte del cristianesimo integralmente vissuto.

  L'avvelenamento del naturalismo toglie a Dio il primato; fa parlare ancora di Dio, ma Dio non è più tutto, e il primo. Dio è ridotto ad un interlocutore dell'uomo, che all'occorrenza l'uomo interpella o cita, ma da Dio non parte tutto e tutto non torna più a lui: è l'uomo che è al centro. E quando l'uomo è al centro, l'uomo si smarrisce, perché Dio è tutto, è il suo tutto. “Deus meus et omnia, mio Dio, mio tutto”, è l'espressione sintetica della vera religione sulle labbra di San Francesco.

  La vita contemplativa pone il primato di Dio: essa in sé è giusta, perché pone l'uomo nella giusta posizione. La Chiesa senza vita contemplativa muore nel naturalismo cristiano, che usa ancora i vocaboli della Tradizione riferendoli innanzitutto a un progetto umano. Si tratta del colpo maestro del demonio, l'ultimo inganno per distruggere ciò che ancora resta del cattolicesimo nel nostro tessuto sociale.

  Chi se ne avvede appieno? Chi urla al pericolo? Continuiamo a sentire un silenzio assordante e complice dell'opera di Satana.

  E Satana è il menzognero: anche lui dice che Dio è tutto, ma poi ti dice che Dio passa nel fratello, nel povero, nella comunità, nel pellegrino... ma non perché tu lo riconosca e lo servi in essi, bensì perché tu lo relativizzi: ti fa dire “Dio è tutto, ma siccome è dappertutto e in tutti, continuo a vivere la mia vita umana così com'è, con un po' di benevolenza in più...” e così compie la desacralizzazione della vita cristiana.

  Il primato di Dio è un primato: è vero che passa anche attraverso i fratelli, attraverso il povero e l'afflitto, attraverso chi il Signore ti mette accanto, ma è Dio appunto che si rende presente! E lui è tutto!

  Ebbene, per questo primato di Dio, da sempre la Chiesa ha riconosciuto che alcuni sono chiamati da lui a stargli difronte primariamente, e questo stargli difronte diventa il compito della vita. La Chiesa da sempre ha riconosciuto i contemplativi, eremiti o in comunità, li ha riconosciuti e difesi dal mondo con una legislazione precisa. Ha difeso gli “inutili” secondo il mondo, perché così necessari al mondo stesso. Sono gli uomini e le donne chiamati a fare costantemente memoria di Cristo, di Dio; e riconoscere che questa memoria è il contenuto di sé: “Mi fu detto: tutto deve essere accolto senza parole e trattenuto nel silenzio. Allora mi accorsi che forse tutta la mia esistenza sarebbe trascorsa nel rendermi conto di ciò che mi era accaduto. E il tuo ricordo mi riempie di silenzio” (Laurentius, monaco eremita).

  La Chiesa di sempre li ha difesi, oggi invece tende a confondere per loro le carte e li mette in pericolo; li espone ad un pericolo ingiusto e mortale, con la scusa che Dio passa attraverso i fratelli.

  Ma questo Contemplativo sarà sempre il definitivo, perché nella vita eterna, quando Dio sarà tutto in tutti, il contenuto della vita tutta dell'uomo sarà l'unione con Dio, carità infinita: “I poveri li avrete sempre con voi, ma non sempre avete me” (Gv 12,8).

  Il contemplativo è perciò profetico: dice a tutti i cristiani, che vivono ancora nel mondo e dentro le occupazioni della vita, che alla fine resterà la contemplazione che è il vertice dell'attività, perché è Dio che opera. Cosa faremo nella vita eterna se non godere dell'unione perfetta con Dio? E come può un popolo senza contemplativi capire ancora la vita eterna?

  Il popolo cristiano aveva nel passato, nel rito della messa, il profetico e definitivo del contemplativo: la messa della tradizione ti blocca difronte a Dio e alla sua azione, ti chiede un grado di contemplazione; la messa della tradizione ti chiede la contemplazione ponendoti il primato di Dio: il silenzio, le genuflessioni, il protendersi verso la sua venuta, lo spirito di adorazione... tutto e richiamo alla contemplazione.

  Era così per tutto il popolo... poi hanno iniziato a dire che Dio passava attraverso i fratelli... e hanno infarcito la messa di parole e dialoghi, acclamazioni e gesti dentro un vortice sempre più banalizzante e disumanizzante, perché l'umano è fatto per la contemplazione, è fatto per Dio.
E il primato di Dio è scomparso dalla vita del popolo. E i fedeli non hanno più visto Dio nella Messa.

  Ora, dopo la distruzione delle parrocchie, è il turno degli ultimi conventi rimasti, quelli contemplativi, perché gli altri conventi già non ci sono più. E tutto questo perché Dio passa per i fratelli.

  Il cristianesimo c'è dove c'è la messa contemplativa.

  Anche il monachesimo si salverà solo con la messa contemplativa, la messa della tradizione.

  Ecco perché ci è parso importante parlare degli “inutili” in questo bollettino. Gli inutili per il mondo, i contemplativi quelli veri salveranno il cristianesimo ponendo di nuovo il primato di Dio.

  Ma attenti, gli inutili saranno salvati dalla messa cattolica, la messa di sempre, la messa della contemplazione. Saranno salvati da essa, o non saranno più.

sabato 28 aprile 2018

La Beata Vergine Maria guida la Chiesa nei tempi della lotta


I VENERDI' DEL MESE DI MAGGIO
Vocogno

LA BEATA VERGINE MARIA 
GUIDA LA CHIESA 
NEI TEMPI DELLA LOTTA


Chiesa Parrocchiale di Vocogno
Venerdì 4 - 11 - 18 - 25 Maggio
ore 20.30

Santo Rosario - Istruzione - Benedizione Eucaristica

____________________________________
Data la loro importanza, questi serate sostituiscono gli "Incontri di Dottrina Cattolica" del mese di maggio


PRIMO VENERDI'
La lotta, condizione della vita cristiana in questo mondo
file audio [clicca qui]

SECONDO VENERDI'
Tu che hai sconfitto da sola tutte le eresie
file audio [clicca qui]

TERZO VENERDI'
Preghiera e azione
file audio [clicca qui]

mercoledì 4 aprile 2018

TRIDUO: I VIDEO


SOLENNE TRIDUO PASQUALE
in rito tradizionale
VOCOGNO



GIOVEDI' SANTO
Messa "In Cena Domini"



VENERDI' SANTO
Solenne azione liturgica
della Passione e Morte di N. S. Gesù Cristo



SABATO SANTO
Solenne Veglia Pasquale
Prima S. Messa di Pasqua



OMELIE
di don Alberto Secci

GIOVEDI' SANTO



VENERDI' SANTO



SABATO SANTO

domenica 1 aprile 2018

EDUCARE, NON TRADURRE


Pubblichiamo il numero di Aprile 2018
di "Radicati nella fede"

EDUCARE, NON TRADURRE




EDUCARE, NON TRADURRE
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 4 - Aprile 2018

  La Chiesa nei secoli si è preoccupata di spiegare e non di tradurre. E “tradurre” non è spiegare, anzi a volte è sinonimo di “abbandonare”.

  Va di moda da troppi anni, dentro la Chiesa Cattolica, un mea culpa incomprensibile, che nel cinquecentenario dell'eresia protestante è diventato addirittura un mea culpa assordante: la Chiesa ha trascurato la Sacra Scrittura, Lutero ce ne ha ricordato l'importanza, oggi la Chiesa ha rimesso al centro la Bibbia.

  Come si fa a dire che la Chiesa ha trascurato la Sacra Scrittura? Come si fa a negare il lavoro di secoli per commentarla e spiegarla; come si fa a censurare tutto il lavoro educativo svolto dal magistero di secoli a partire dai Padri della Chiesa? E dire che i Padri hanno sempre commentato la Sacra Scrittura in abbondanza, anzi quasi esclusivamente.

  Ma allora perché questo ripetitivo e miope mea culpa?

  Semplicemente perché si è generalmente frainteso lo “spiegare” con il “tradurre”, e questo in casa cattolica!

  Tutto questo ha una logica in casa protestante: se ciascuno deve diventare interprete delle Scritture secondo l'ispirazione interiore che dal Cielo discende su di lui, è sufficiente tradurre in lingua comprensibile i testi sacri. Peccato che nemmeno Lutero e gli altri capi protestanti seguirono quello che dicevano di sostenere, visto che violentemente resero pubblica tutta la loro falsa teologia di interpretazione dei testi biblici: Lutero e gli altri sostituirono la loro interpretazione, la loro dottrina, alla dottrina del magistero della Chiesa di 1500 anni. I protestanti seguono così non la Bibbia, ma la dottrina dei loro tristi fondatori.

  Ma in casa cattolica questo non viene più detto, anzi viene nascosto sotto una falsante valorizzazione della Bibbia... l'inganno protestante ha colpito, ha colpito i cervelli!

  La Chiesa ha il dovere, il compito di spiegare e non di tradurre: deve educare tenendo insieme tutta la Rivelazione, tutta la Bibbia evitando scelte riduttive; deve tenerla insieme tutta mentre ne comunica la chiave interpretativa che è Gesù Cristo. Deve trasmetterla tutta senza i tagli e le censure che ne pratica ogni eresia di ieri e di oggi.
  La Chiesa deve educare trasmettendo tutta la dottrina che ha nel Messale romano il vertice della sua sintetica purezza.

  Invece in questi tristi anni molti nella Chiesa hanno pensato di rinnovarsi semplicemente traducendo, pensando che facilitando l'approccio immediato sorgesse per i fedeli una più ampia comprensione del Cristianesimo.
  Niente di più falso e ingannevole!

  Il facilitare con il tradurre è diventato tra noi banalizzazione. Si è rinunciato al compito grave di trasmettere tutto e insieme. Tutto Cristo, in tutta la Rivelazione, in tutta la Scrittura e in tutta la Dottrina.

  L'esito è sotto gli occhi di tutti: una ignoranza abissale del cristianesimo da parte dei cattolici romani. Una ignoranza spaventosa su tutti i punti essenziali: la Trinità, la divinità di Gesù Cristo, le due nature in Cristo, la vita di Grazia, la dottrina sui Sacramenti, la resurrezione della carne... cosa resta del Cristianesimo in mezzo ai cattolici? Tutto è spaventosamente ridotto ad una vaga religiosità naturale che abbraccia ogni possibilità immorale.
  Eh sì, si è tradotto e si è abbandonati a se stessi i fedeli.

  Questo lo capimmo subito con la questione della Messa: tradotta fu banalizzata e ora i cattolici non sanno più cosa sia, compresi troppi preti!

  Come al solito su tutto questo regna un silenzio assordante: dove sono tutti i sociologi cattolici, preti e non, pronti a valutare l'impatto delle riforme sulla vita dei fedeli? Perché non rilevano questo cataclisma che sta facendo scomparire il cattolicesimo in casa cattolica?

  Stupido o complice che sia, questo silenzio è inaccettabile, occorre gettare la maschera e dire le cose come stanno.

  I Protestanti con la scusa di tradurre, liberando dall'insopportabile latino i cristiani, hanno di fatto cambiato la dottrina: erano ancora fortunati loro perché, combattendo la retta fede cattolica ricca di dottrina, erano obbligati a sviluppare una dottrina contraria – dicevano di lasciare alla privata interpretazione la Bibbia, in verità hanno indottrinato protestanticamente.

  In casa cattolica invece si è portato oggi ad estreme conseguenze l'inganno protestante: grazie al modernismo che ha svuotato i dogmi e quindi la dottrina, si predica un'adesione a Cristo senza contenuti: una vaga religiosità dove dietro parole ancora cattoliche passa proprio tutto e il contrario di tutto. Ognuno la pensa come vuole e i preti – i pochi ancora rimasti – devono benedire.

  Con la scusa del dialogo con i fratelli separati si sono rotti i bastioni di difesa e ciò che il protestantesimo aveva tristemente solo iniziato, da noi il Modernismo ha definitivamente compiuto: lo svuotamento del Cristianesimo, guscio vuoto senza la rivelazione divina.

  Per questo diciamo con convinzione: preoccupiamoci di educare, di insegnare, e non di tradurre.
Anzi, proprio la difficoltà di accostamento ai testi, si tratti della Messa o della Bibbia, obbligherà pastori e fedeli a mettersi nella giusta prospettiva, quella di insegnare e comprendere nella sua vera globalità.

  Ai sacerdoti il grave compito di introdurre a tutto il Cristianesimo, senza accontentarsi di intrattenere semplicemente i fedeli su qualche aspetto.

  Ai fedeli il dovere di lasciarsi educare a tutta la dottrina cristiana, fin nelle sue conseguenze più pratiche.

  La mania di tradurre ha inaugurato la stagione della banalizzazione, e questa chiesa che ha scelto di intrattenere è già morta.

  Occorre che sussista sempre la Chiesa madre, che educa i suoi figli sperando contro ogni speranza.
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